martedì 9 giugno 2015

#fuorigioco: non finire in offside

La tematica della ludopatia è socialmente esplosa: dal DL Balduzzi in poi è normale integrare il concetto ludopatico nella famiglia delle dipendenze. Finalmente, aggiungo. La ricerca spasmodica del risultato economico condiziona la nostra vita, usualmente con condotte lecite (lavoro, secondo lavoro, risparmio), in alcuni casi il mito irrazionale del gioco e della vincita correlata accelera i processi della smania, del desiderio e dell’arricchimento. I fattori che accendono la miccia sono proprio le vincite stesse: chi si avvicina al gioco in misura massiccia e annovera tra i risultati una forte vincita, avrà la sicurezza (inconsapevole) che questo riaccadrà. Ancora e ancora.
Bisogna partire da qui: congelare l’effetto vincita, ammorbidire l’approccio nervoso, destinare il giusto tempo. Facciamo alcuni parallelismi scomodi: bere a pasto del buon vino è usanza diffusa, diventare dipendenti dal vino o dall’alcol è un passaggio non scontato, ovviamente. Chi ama un buon tabacco non è detto che consumi un pacchetto o due di sigarette al giorno. Il gusto, il senso del ludico e del relax sono tali se inseriti in modo intelligente nella nostra vita.
Pertanto, collegandomi alla ludopatia, esprimo un pensiero iniziale: vista la delicatezza con cui ci si deve avvicinare al mondo dei giochi con denaro, è evidente che il contesto può aiutare. Quantomeno diventa un limite o un contenitore piu o meno adatto. Tradotto: il mondo online seppur sia veloce, innovativo, user friendly e incredibilmente realistico ci isola, ci protegge dalle sensazioni piú forti, perche il denaro sembra virtuale, in casa siamo soli e il computer non parla. Isolati in un mondo isolato. Un potenziale disastro, un devastante mix per cuori deboli.
Diversamente, se mi reco in un casinò, avrò in ogni caso un’esperienza diversa. Tra persone, rumori, telecamere e personale il mio “io” è tangibile e vivo. Uno sguardo e due parole caleranno l’esperienza in un contenitore sociale interattivo, sottoposto agli occhi umani ed elettronici di chi è pagato per far funzionare la Casa da Gioco. Non che il tutto migliori o peggiori le chance al tavolo… No, decisamente. Ma la proiezione psicologica cambia, in modo sofisticato. La socialità, in qualsiasi ambito è un fattore positivo. E lo è anche per un potenziale ludopatico.
Ho incontrato croupier dotati di una psicologia perfettamente in linea con le aspettative di chi sa che a volte diventa decisivo: la battuta, due parole, uno sguardo dubbioso al momento giusto, spiegare tecnicamente al giocatore alcuni dettagli… Frazioni di umanità utili ad aumentare la consapevolezza.
(continua)
 
Immo

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